La crisi della società occidentale e le lacerazioni che l’attraversano erano già presenti in alcuni pensatori agli inizi del’900; in particolare il predominio dell’economia ed il culto della ricchezza che rischiava di oscurare tutto, valori, morale, politica. Georges Sorel in un saggio importante,”Processo di Socrate” dei primissimi del’900, parla di “governi che si basano sul principio dello scambio;gli uomini non contano..La predominanza delle idee economiche, ha non soltanto occultato la morale, ma ha corrotto i principi politici ed ha reso la politica subalterna ed impotente”.
Qualche anno dopo, nelle”Riflessioni sulla violenza” afferma che il mondo moderno è sempre più influenzato dai valori di una borghesia fortemente sottomessa ad individualismo edonista ed utilitarismo, quindi, votato alla decadenza.
Quasi mezzo secolo dopo, un altro intellettuale e scrittore, Albert Camus, lancia il suo grido nell'”Uomo in rivolta”e punta il dito contro una borghesia “avvilita dalla follia di produzione e potenza materiale” senza più valori, alla quale egli oppone la coscienza e l’agire dell’uomo che si rivolta, dice no e tenta un altro cammino e la costruzione di nuove “élite”. Mi hanno entrambi sorpreso, rileggendoli, per lucidità e contemporaneità.
Abbiamo ancora bisogno oggi di questi pensieri, mi pare.